Germogli nel deserto
Ima Hado suona la Kora (una sorta di arpa tradizionale africana), il flauto, ogni tipo di percussioni tra cui le calebasse (zucche africane), il tamburo ad acqua, il doum-doum ba e naturalmente il djembé di cui è indiscusso maestro. Ha ereditato il suo talento dal padre, griot del re del villaggio, che ha accompagnato fin dalla prima infanzia. In Burkina Faso, alla fine degli anni ottanta, ha fondato nella capitale Ouagadougou un associazione culturale diventata un punto di riferimento e uno stimolo per molti giovani e un gruppo musicale.
Oggi Hado vive in Italia, nel suo paese ci torna tre o quattro volte l’anno. A Villasanta, in provincia di Monza e Brianza, insieme ad altri connazionali e italiani ha fondato l’associazione Ital Watinoma che in morè, la lingua più diffusa nel paese, significa “accoglienza”. Portano avanti interventi di sviluppo sostenibile usando l’arte, i saperi e la musica come leva per una crescita automa e responsabile. In Italia, ad esempio, promuovono laboratori interculturali per i bambini nelle scuole per favorire la conoscenza della ricchezza culturale africana e di conseguenza promuovere una visione dello straniero come ricchezza e non solo come portatore di bisogni, favorendo l’integrazione. “Perché – dice Hado – portare la cultura burkinabè in Italia è importante soprattutto per i bambini, per costruire un domani che sarà un domani di integrazione. Un domani di colore”.
In Burkina Faso invece Watinoma promuove piccoli interventi di sviluppo sostenibile, come il progetto di agro-silvi-coltura Germogli nel deserto. “Coltiviamo un campo di oltre 2 ettari”, continua Hado, “produciamo frutta, ortaggi, cereali, legumi.” Si ispirano ai principi della permacultura, applicando la rotazione delle colture, l’aumento e mescolanza delle specie, senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici, solo concimi organici con sistemi di lotta integrata ai parassiti. Hanno creato barriere di alberi da frutto misti che danno ombreggiature e arricchiscono il terreno con la perdita di foglie, con l’obiettivo di mantenere la biodiversità, concimato con concime organico di origine animale per fertilizzare il terreno, molto arido e sabbioso. E hanno costruito un pozzo per garantire la disponibilità di acqua.
“All’inizio – dice Hado – la gente ci diceva che eravamo matti. Ma noi avevamo solo un’altra visione”. E oggi sono tanti nella comunità di Koubri in Burkina Faso a crederci e a partecipare.
In Italia sono oltre 17.000 i migranti dal Burkina Faso. Molti hanno dato vita ad associazioni sia per sostenere le necessità dell’inserimento nel nuovo Paese sia per aiutare il Paese di origine. Con l’associazione di Ima Hado e con altre 27 associazioni di migranti burkinabè distribuite sul nostro territorio, dal Piemonte alla Campania, e per rafforzarne, attraverso percorsi di formazione, la capacità di azione, sia in Italia che nel loro Paese di origine, lavora Fondazioni for Africa Burkina Faso. Un’iniziativa promossa delle Fondazioni di origine bancaria italiane associate all’Acri e realizzata in collaborazione con 6 organizzazioni italiane (ACRA-CCS, CeSPI, CISV, LVIA, Mani Tese, Fondazione Slow Food per la biodiversità) per il diritto al cibo e la sicurezza alimentare di 60.000 persone in 7 Regioni rurali del Paese puntando sul miglioramento della produttività e qualità dei prodotti alla base dell’alimentazione, l’accesso al credito, l’educazione alimentare, l’autonomia delle donne e il coinvolgimento dei migranti in percorsi di cosviluppo.