Io? Sono un collage. Burkinabè 2G
Ousseni e Safy sono due ragazzi burkinabè, vivono a Pordenone. Li abbiamo incontrati a Reggio Emilia, in occasione delle celebrazioni del 54° anniversario del Burkina Faso. Abbiamo chiesto loro di raccontarsi. Loro ci hanno svelato tutta la loro ricchezza. Grazie Ousseni e Safy e in bocca al lupo per i vostri progetti!
Tornare nel mio paese è la mia più grande aspirazione
Ousseni Bandaogo è nato in Burkina Faso 22 anni fa, vive a Pordenone da quando ne aveva nove. In Italia sono arrivati prima i suoi genitori e i suoi fratelli, lui era rimasto nel suo paese a studiare. Poi finalmente, dopo sei anni, li ha raggiunti.
Studia Scienze dell’Architettura a Udine. Nel tempo libero esce con gli amici, qualche volta va a ballare. Giocava a calcio fino a qualche tempo fa, poi ha smesso, perché conciliarlo con lo studio era diventato difficile. Qualche volta va al cinema, La Grande Bellezza è il film più bello che ha visto negli ultimi tempi. Gli piace ascoltare la musica. Musica africana, perché, ci racconta “sono molto patriottico”, ma anche italiana – Tiziano Ferro, Ligabue e Laura Pausini i suoi preferiti – e internazionale. “È giusto così – dice – questo collage musicale mi rappresenta. Perché io sono un collage”.
In Italia sta bene. “E’ il mio secondo paese”, dice Ousseni, ma aggiunge “viaggerò molto, visiterò il mondo e conoscerò modi di vivere e sistemi diversi. Perché viaggiare è importante, significa fare esperienze e crescere”.
Quest’estate, dopo undici anni di assenza Ousseni, è tornato in Burkina Faso. “E’ stato bello tornare nel mio paese dopo tanto tempo. Sono rimasto molto colpito – racconta – l’ho trovato molto diverso, cambiato”. Da grande, Ousseni non ha dubbi, farà l’architetto. “In Italia, se si presenterà l’occasione, ma tornare nel mio paese per farlo crescere – dice – è la mia più grande aspirazione.” Gli chiediamo se ha già pensato a qualcosa che come architetto vorrebbe progettare per il suo paese, risponde: “Comincerei dalle case, perché sono ancora molto semplici con un solo piano. Mi piacerebbe costruire di qualità superiore, con forme architettoniche più interessanti”.
Ecco cosa spero
Safy Yabre, ha 16 anni, come Ousseni, è nata in Burkina Faso. In Italia è arrivata insieme alla sua famiglia: era il 2000 e aveva solo 2 anni. Di quando stava nel suo paese ricorda poco, era troppo piccola. Safy ha tre sorelle e tre fratelli. Lei è la secondogenita. Oggi frequenta la Scuola di Amministrazione, Finanza e Marketing a Udine.
“Quando non studio faccio le cose che fanno tutti i ragazzi”, dice. Esce con gli amici, burkinabè e italiani, ascolta la musica, Hip Pop, Reggaetón e quella tradizionale africana, soprattutto ganese. Le piace ballare. Passa molto tempo anche con sua mamma a cui è molto legata.
“Mi sento più italiana o bukinabè? Sono cinquanta e cinquanta”, dice Safy, “Nel modo di parlare e di comportarmi sono italiana, ma in alcune cose sono diversa dai miei amici, ho usanze che loro non hanno.” Il suo futuro Safy lo vede qui in Italia. Le piacerebbe fare la commercialista, ma ha un sogno più grande nel cassetto: fare l’imprenditrice. “Vorrei aprire un’impresa di cosmetici, quelli per noi ragazze nere – ci spiega – perché qui non ci sono tanti prodotti per noi.”
In Burkina Faso, con la famiglia, torna ogni sei anni, l’ultima volta era il 2007, ma sa sempre cosa accade nel suo paese. In questi mesi sta seguendo con attenzione la situazione politica. “Cosa spero per il mio paese? – dice Safy – Spero che torni un presidente come Thomas Sankara. Stava rivoluzionando il nostro paese, economicamente e spiritualmente. Ci stava dando carica. Spero che il prossimo Presidente ridia l’anima al mio paese. Ecco cosa spero.”