L’orto di Abreer
Nel 2002 alcuni cittadini del Burkina Faso residenti a Reggio Emilia hanno dato vita all’associazione Abreer. Lo hanno fatto per affrontare insieme le necessità che comporta la vita in un Paese che non è il proprio.
Poi è arrivata la crisi, con la perdita del lavoro, la difficoltà a trovarne uno nuovo. Ma Abreer non si è persa d’animo e ha cercato di trasformare il momento di crisi in opportunità.
“E’ successo quando – racconta Seni Bandaogo di Abreer – molti di noi hanno perso il lavoro. Ci siamo trovati e su una cosa tutti eravamo d’accordo: dovevamo trovare una strada che potesse darci l’opportunità di reintegraci nel mondo del lavoro in Italia e, allo stesso tempo, di poter tornare nel nostro Paese di origine con un progetto professionale e di vita. Perché noi non cerchiamo assistenza, ma soluzioni.”
La strada Abreer l’ha trovata. L’agricoltura sostenibile. “L’agricoltura è il lavoro che conosciamo meglio. Il Paese da cui veniamo – continua Seni – vive di agricoltura, è agricoltura. Così ci siamo autofinanziati e abbiamo creato un orto.”
Nell’orto, a ridosso di Reggio Emilia, oggi Abreer produce a km zero e promuove percorsi di formazione per i migranti sull’agricoltura biologica e sull’utilizzo di energie rinnovabili. E sta lavorando per portare le attività anche in Burkina Faso, la Terra di origine.
“Perché – dice Seni – acquisire competenze di agricoltura sostenibile non è solo una possibilità di impiego qui in Italia, ma è anche un’occasione per i nostri giovani e per il nostro Paese. Significa far sì che un giorno i giovani non se ne debbano andare via e che dalla possibilità di restare nasca un futuro sostenibile per la nostra Terra.”
Abreer è una delle 27 associazioni di migranti burkinabè che partecipano al percorso di formazione di Fondazioni for Africa Burkina Faso. Obiettivo rafforzare le loro capacità di azione in Italia e progettare insieme azioni per lo sviluppo del loro Paese.