Italia-Africa e ritorno il viaggio dei sogni di chi ce l’ha fatta
Fanta, Sara ed Emilienne sono arrivate dal Burkina Faso. Non per Terra Madre, però. Ognuna di loro ha una storia di migrazione in Italia da anni. Ma a Terra Madre domani (25 ottobre) saranno protagoniste di “La Terra che vogliamo e perché” (ore 24, Sala Madrid), un confronto sull’agricoltura familiare come terreno di incontro tra migrazioni e sviluppo promosso da Fondazioni for Africa Burkina Faso, 25 fondazioni di origine bancaria associate all’Acri impegnate il il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare di 60 mila persone in uno tra i paesi più poveri al mondo.
Al centro dell’attenzione: declinare in modo efficace la cooperazione attraverso le idee e visioni di sviluppo delle associazioni di migranti attive in Italia, verificando la possibilità di stringere patti tra loro, i produttori africani, con enti locali, organizzazioni e centri di ricerca.
In Africa le aziende agricole a conduzione familiare rappresentano l’80 per cento del totale delle aziende agricole e sono la base su cui puntare per costruire il futuro del continente. In questa sfida un ruolo determinante lo hanno le tante associazioni di migranti presenti oggi in Italia impegnate per lo sviluppo delle loro terre d’origine. Con 27 di queste realtà Fondazioni for Africa Burkina Faso lavora per rafforzare la capacità d’azione e al contempo ragionare su obiettivi, priorità, metodologie di intervento nel loro paese di origine.
Percorsi comuni
Le storie delle donne che hanno dato il via a progetti di sviluppo in Burkina Faso hanno tratti e sviluppo comuni. Migrazione, lavoro, impegno. Per chi è qui e per chi è rimasto nel paese d’origine. Fanta Tiemtoré è arrivata 15 anni fa con suo marito. Oggi Fanta ha 38 anni, lavora a Lecco in un centro per anziani e ha due figli. Insieme a sua sorella e altri connazionali nel 2005 ha fondato l’associazione di migranti Mirage Burkina. In Lombardia lavorano per favorire l’inserimento dei migranti burkinabè nella nuova comunità, mentre in Burkina Faso, in collaborazione con i produttori locali, ha dato vita a 100 ettari in Burkina: un progetto sperimentale, tutto al femminile, per la produzione sostenibile del riso. Sara Ouedraogo a Villasanta, in provincia di Monza e Brianza, insieme ad altri burkinabè e italiani ha fondato l’associazione Ital Watinoma (accoglienza in lingua morè). In Burkina Faso insieme ai produttori locali hanno dato vita Germogli nel deserto un progetto di sperimentazione agricola.
La farina
Emilienne è arrivata a Napoli dal Burkina Faso, è mediatrice culturale, lavora nelle scuole, negli ospedali e presso gli sportelli immigrazione. “Sto bene in Italia, – dice – mi sento integrata. Ogni giorno incontro molte donne del mio paese e di altre terre, racconto loro la mia esperienza. Dico sempre che la prima cosa è imparare la lingua”. Cita una pillola di saggezza tradotta dalla sua lingua: “Con una mano sola non si può raccogliere la farina. Significa che insieme si è più forti”. Con altri connazionali Emilienne ha fondato un’associazione, che oltre a lavorare con i migranti, a Napoli, ha avviato un progetto di sostegno alle ragazze madri perché imparino un mestiere nell’agricoltura.
(24 ottobre 2014, Maria Teresa Martinengo – La Stampa Torino)